‘ndrangheta “un’ incredibile vicenda” – parte IV

 
"Io da grande voglio fare il mafioso, voglio uccidere tutti i
giudici e, se capita, pure qualche carabiniere e poliziotto
perché ci stanno antipatici ed è un lavoro che rende,
perché più uccidi e più soldi fai e più
rompiscatole togli dai piedi. In questo lavoro non c’è mai
disoccupazione, c’è sempre lavoro, se ci sai fare, se stai zitto
e se hai fortuna".

(26.07.2000 Relazione sullo stato della lotta alla criminalità
organizzata in Calabria-Il presidente del Centro comunitario Agape,
Mario Nasone, e vicepresidente nazionale del MOVI, ha riferito le
parole di un ragazzo di appena dodici anni)

In un 
intervista
  il Sost. Procuratore Antimafia Roberto
PENNISI  dichiarera’ che "la ‘ndrangheta non ha rapporti con la
politica e non ha rapporti con l’economia ma è politica ed
economia essa stessa."
Nel settembre 2000( sulla Stampa)-il procuratore aggiunto della Dda di
Reggio Calabria, Salvatore Boemi  dira’ :
""In realtà la grande criminalità calabrese e siciliana,
si presenta come entità economica, molto attenta alle dinamiche
del mercato. Gli appalti pubblici restano all’apice dell’interesse
mafioso, così si controlla il mercato del lavoro così si
diventa riferimento naturale di larghi strati sociali di disoccupati,
soprattutto dei giovani. "
( “’Ndrangheta e Cosa Nostra stanno sempre con il potere, e in modo
subdolo. Mi spiego: esprimono grandi capacità di utilizzare al
meglio le potenzialità del momento. Hanno colluso con la
monarchia, con la repubblica, con il centrodestra e anche con il
centrosinistra. Non hanno ideologia, scelgono uomini “compiacenti”.)

"La Calabria è una regione piena di contraddizioni: Continue reading

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‘ndrangheta “un’ incredibile vicenda” – parte III

COSA SI ERA SCRITTO SUL
"NOTO SERVIZIO" NEL 2000

15 novembre 2002 – Alcuni quotidiani pubblicano
notizie su una relazione tecnica per la Procura di Brescia, giunta a San
Macuto, il palazzo nel centro di Roma che ospita gli uffici della commissione
stragi. Nei documenti la struttura viene chiamata semplicemente "il noto
Servizio". In giornata il documento viene reso noto. Il ‘noto servizio’
sarebbe una struttura parallela, un servizio composto da imprenditori,
industriali, ex ufficiali o badogliani o "repubblichini", come ad esempio
lo scomparso Giorgio Pisano’, ma anche religiosi, come Padre Zucca, entrato
nelle cronache per per aver trafugato la salma di Benito Mussolini a Milano.
E Adalberto Titta, l’uomo che entrava e usciva a suo piacimento dalle carceri
italiane durante le frenetiche trattative con le Br di Giovanni Senzani
che avevano nelle loro mani l’assessore Dc Ciro Cirillo, ma anche Tom Ponzi,
l’ investigatore privato che si afferma fosse legato alla destra estrema.
Il "noto servizio" poteva contare su un buon numero di uomini (164 nel
1972) che costavano diversi miliardi l’anno e che avevano il compito di
predisporre anche i piani per uccidere uomini politici (con finti incidenti
stradali) o per fare rapimenti (tra gli obiettivi, il sindaco di Milano
Aniasi, ma anche Mario Capanna e Giangiacomo Feltrinelli). Uomini che si
appoggiavano prevalentemente ai carabinieri, ma anche al Sid, avendo un
rapporto mediato – come si afferma in piu’ punti nelle "veline" citate
dalla relazione – con Giulio Andreotti. Tra questi uomini troviamo nomi
noti del mondo politico-affaristico, come Felice Fulchignoni, ma anche
illustri sconosciuti. Una struttura parallela che nasce con la fuga del
generale Roatta, nel marzo 1945. Nei documenti compare anche Jordan Vesselinov,
un bulgaro che potrebbe aver avuto un ruolo centrale nel finanziamento
dei gruppi estremisti di destra, massone coperto, e consuocero di Igor
Markevitch, l’uomo di cui si e’ parlato lo scorso anno come possibile "anfitrione"
delle Br. Nella relazione, che espone in gran parte informative sul ‘noto
servizio’, si indicano come uomini centrali della struttura Padre Zucca,
Pisano’, Titta, Fulchignoni e Sigfrido Battaini, che si appoggiavano prevalentemente
su un ufficiale dei carabinieri a Milano (il maggiore Pietro Rossi), con
un ufficio in via Statuto, e uno a Roma.

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‘ndrangheta “un’ incredibile vicenda” – parte II

Francesco Gangemi. E’ il direttore del "Dibattito", è stato
sindaco Dc
di Reggio
per sole tre settimane dopo l’arresto di Licandro (luglio
’92). Suo cugino, che porta il suo stesso nome e cognome ma è
più vecchio di lui, è stato condannato a 10 anni di
reclusione perché già luogotenente negli anni ’80 della
Nco di Raffaele Cutolo presso la cosca dei De Stefano.

Il periodico ha grande diffusione nelle carceri e sostiene la campagna
di stampa che vuole coinvolgere i pm Enzo Macrì e Francesco
Mullace nel processo che si celebra a Messina sul conto di
Lembo e Alfano e sulle connivenze tra Cosa Nostra e la magistratura
messinese. Prende ordini, come documentano le intercettazioni
telefoniche e ambientali, da Paolo Romeo. "Dobbiamo distruggere questi
magistrati", gli dice nel gennaio 2003. Sono gli stessi giorni in cui
lui "pianifica un
attacco contro Vigna" forte di quegli che gli vengono annunciati come
"documenti esplosivi" sul procuratore nazionale antimafia. Continue reading

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‘ndrangheta “un’ incredibile vicenda” – parte I

E “non c’è stato destra e non c’è stato sinistra che non ho avuto da fare io”,
(…) “il notaio Gangemi fece da tramite dicendoci di votare Romeo per essere aiutati nei processi”.
(…)nel 1996 “abbiamo votato per Amedeo Matacena (Forza Italia ndr.) e l’ultima volta ho votato per l’onorevole Valentino Continue reading

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